japan is an island

venerdì 23 dicembre 2011

Japan is an Island 2011 Awards: Calciatori

Che sono un maniaco del calcio lo sapete, no?
Quindi beccatevi i top three del gioco più bello del mondo (nell'unico post calcistico Messi-free del mondo).

1) ALEXIS SANCHEZ


E se l'Udinese non avesse venduto Sanchez? Si potrebbe oziosamente immaginare (alla maniera dei What If? della Marvel o degli Elseworld DC) un campionato con la squadra friulana già a circa 20 punti dalle altre, imbattuta (ricordiamo che già adesso ha la miglior difesa) e con il miglior attacco (questo Sanchez e il solito Di Natale?)...
I complimenti, come sempre, alla squadra dei Pozzo (e a me che ci ho puntato al fantacalcio vincendolo, l'anno passato). Un po' meno a tutte quelle squadre italiane che Sanchez lo potevano prelevare quando ancora non era apparso nei radar internazionali...

2) YUTO NAGATOMO


Maicon? No, grazie. Yuto Nagatomo (e quando lo consigliavo io, tutti a ridere).

3) MARIO BALOTELLI



Da quando l'avevo premiato (un paio di anni fa), Super Mario ne ha fatta di strada, e non sempre nella direzione corretta. Ma tra pornostar abbordate, fidanzamenti improbabili, gite-premio a Scampia, risse e fuochi di artificio in salotto, il più forte giocatore italiano degli ultimi dieci anni ha trovato il tempo di fare degli splendidi gol (come il primo in casa dello United, che ha aperto la strada al 6-1 per il City).

Le liste degli anni passati: 2010, 2009, 2008, 2007.

giovedì 22 dicembre 2011

Japan is an Island 2011 Awards: Serie TV

Come vi dicevo ieri ho deciso di spezzettare il top dell'anno per categoria, in modo da aver post più agili da scrivere (per me) e da leggere (per voi, chiunque voi siate). Tra l'altro ho ancora le idee confuse su alcune categorie, e per forza di cose la classifica anche quest'anno sarà molto parziale, dettata soprattutto da quello che son riuscito a leggere/vedere/ascoltare. In piena coscienza di essermi perso molte cose belle che forse recupererò in futuro, o forse no. In ogni caso, la prima lista da darvi in pasto è quella delle serie TV, dove ho le idee abbastanza chiare. È stato un anno molto soddisfacente, nonostante la mancanza di Mad Men (che per fortuna tornerà in primavera).

1) BREAKING BAD

I Won.

Da quando i produttori di alcune (sempre di più) serie tv americane hanno optato per concentrare i propri sforzi (e il proprio budget) su 12 puntate per stagione invece delle canoniche 22/24, è più facile che gli episodi che ne escano siano di una qualità media più alta (e i riempitivi ridotti ai minimi termini). Breaking Bad (che l'anno scorso piazzai al terzo posto) non solo conferma questo trend positivo, ma registra, da che io ne abbia memoria (ed escludendo probabilmente I Soprano, che sono al di fuori di ogni possibile graduatoria), una totale assenza di forzature/momenti morti/facilonerie di sceneggiatura. Come oggetto/stagione, questa quarta di Breaking Bad è semplicemente perfetta. Tanto che, anche se non ce ne fosse stata una quinta (ma ci sarà, per fortuna!) l'ultimo episodio avrebbe potuto tranquillamente fungere da finale di una serie cresciuta episodio dopo episodio. Tutti puntano il dito sulla magnifica interpretazione del protagonista nei panni del chimico Walter White. Io sono d'accordo, ma credo che il vero tesoro di Breaking Bad (e di questa stagione in particolare) sia nei caratteristi che interpretano i personaggi di contorno, dal cognato di Walter al capo/antagonista Gus, dal killer taciturno Mike al figlio disabile Walter Jr. Cristo, ma che state ancora a leggere 'sto blog di merda, andate subito a vedere Breaking Bad!

1) BOARDWALK EMPIRE


No, non ho sbagliato a copincollare: Anche Boardwalk Empire si becca la prima posizione, ex-aequo. Per quanto questa stagione il serial HBO (di gran qualità e con un sapore sempre più cinematografico, grazie ai nomi coinvolti e, presumo, all'alta somma di vil danaro disponibile per girare ogni episodio) abbia approfittato di assenze illustri (come dicevo sopra: Mad Men, ma anche dalla dozzinalità delle nuove serie AMC, che l'anno scorso non avevano eguali), a un paio di puntate dalla fine ero abbastanza sicuro che lo show con Steve Buscemi si sarebbe accontentato della seconda piazza. Finché una serie di accadimenti che spoilerarvi sarebbe un peccato hanno fatto impennare la creatura di Martin Scorsese.

3) GAME OF THRONES
L'evento televisivo dell'anno, atteso praticamente da una vita da tutti i Martin-dipendenti e probabilmente dai nerd (generici) di tutto il mondo, Game of Thrones si accomoda "soltanto" al terzo posto. Una delusione? Assolutamente no, anzi! La serie tv tratta dal primo libro de Le cronache del ghiaccio e del fuoco paga il dazio d'essere uscita praticamente a inizio anno (oh, l'entusiasmo si spegne, è normale), e di avere qualche piccola pecca nella messinscena (eh sì, il fatto che le battaglie, parte importantuccia in un fantasy, siano praticamente raccontate e basta per mancanza di grana è un problema). Ma sono ragionevolmente sicuro che la seconda stagione (in cui il "grande" Tyrion Lannister, impersonato dall'ancor più grande Peter Dinklage, attore nano e vegetariano, dovrebbe essere il vero mattatore) sarà ancor meglio della prima.

Menzione d'onore: Homeland, serie post 11 settembre (e post Osama Bin Laden), con una grande Claire Daines. Una prima stagione con un solo episodio "sbagliatissimo" (purtroppo è uno dei più importanti), e che in generale ha tra i suoi pregi delle premesse molto fighe e che reggono fino alla fine. E speriamo che reggano anche la prossima stagione.

Ah, ecco le liste degli anni passati: 2010, 2009, 2008, 2007.

mercoledì 21 dicembre 2011

Nel frattempo...


L'ultima volta che ho scritto un post in questo blog il presidente del consiglio era Silvio Berlusconi, il suo amicone Gheddafi era ancora dei nostri, l'Italia non era sull'orlo del fallimento, il tizio che dettava legge in Nord Corea dettava ancora legge in Nord Corea, non avevo mai visto Franco Battiato in concerto, a Cassano non era venuto un ictus, Steve Jobs non stava tanto bene ma stava sempre meglio di adesso (e così il tizio che ha inventato Unix doverosa precisazione per nerd che rivendicano l'importanza di Ritchie rispetto a Jobs), non ero mai andato a Parigi, "Occupy" era una parola come un'altra, Simoncelli era ancora vivo, la DC veniva pubblicata (malaccio) dalla Planeta DeAgostini, Socrates (quello importante, non il filosofo) era ancora vivo, il Manchester United dettava (o quasi) legge in Europa, io non avevo ancora un account Twitter e la salma di Mike Bongiorno era ancora latitante.
Questo per dire
a) ne è passato di tempo;
b) è difficile gestire un blog se lavori (Dio, era difficile gestirlo anche da sfaccendati);
c) ci troviamo in un periodo di Overdose Storica.

Questa doverosa premessa serve soltanto a scongelare il blog in attesa delle classifiche di fine anno che tanto mi piacciono. Quest'anno spezzettate per argomento, così vi do l'impressione di scrivere di più.

mercoledì 13 luglio 2011

Arcade Fire @ Lucca Summer Festival, 9 Luglio 2011

(è più forte di me, il nome Arcade Fire mi evoca
principalmente immagini del genere)


La misura della decadenza di un blog è sicuramente data dalla quantità e dalla tempestività degli aggiornamenti in relazione agli eventi. Se contate che non scrivo da queste parti da due mesi, e che sto per parlare sommariamente di un concerto tenutosi sabato scorso (quattro giorni fa, che nei tempi di internet equivale a dire che state per leggere del ritrovamento miracoloso di un fossile di membro erettile di un velociraptor, o giù di lì), avrete anche il perché per anni ho tenuto questo blog semichiuso.

Vabbè: fatto sta che non avevo neanche voglia di scattare foto merdose dall'iphone (che le foto le fa veramente troppo merdose).

Ora che ci penso, odio abbastanza anche scrivere le classiche recensioni da concerto (sì, quelle che rimpolpano la setlist con qualche aggettivo e chiamando per nome i musicisti, quasi che fossero loro parenti). Eh, però, ne ho scritte anche io di così.

Quindi: no recensione, no foto. Bel post, eh? E torniamo all'inizio del discorso.

Comunque, togliamoci almeno il pensiero della scaletta:

Ready to Start
The Suburbs
The Suburbs (Continued)
Month of May
Rebellion (Lies)
Neighborhood #2 (Laika)
No Cars Go
Speaking in Tongues
Intervention
Modern Man
Rococo
Neighborhood #1 (Tunnels)
Haïti
Sprawl II (Mountains Beyond Mountains)
We Used to Wait
Neighborhood #3 (Power Out)

E i bis:

Keep the Car Running
Wake Up

Il concerto è stato molto bello, azzarderei uno dei più belli a cui abbia mai presenziato. Ok, potreste obiettare che ultimamente non sono più un tipo molto da concerti, che in effetti è vero, per cui prendere quest'informazione con le molle. Diciamo però che la scaletta era molto tirata e loro (se notate ho scritto loro, non frasi del tipo Win e soci, Régine e la cumpa e cose di questo tipo).

Via, mi voglio rovinare e prima di andarmi a mangiare la pasta col pesto dell'Esselunga (comprata ieri), vi metto qualche link più utile sul concerto.

Belle foto di un tizio che era al concerto

(mio cugino) Win alla fine di We Used to Wait incula la fotocamera a una fan

(voleva scattarsi una foto ma la fotocamera stava riprendendo, quindi ha spento tutto. Poi gliel'ha ridata, comunque)

Régine (ci andavo a scuola assieme) si dimena ma giuro che non è drogata

Per il resto c'è Google.

lunedì 6 giugno 2011

Mi scuso con tutti i miei due lettori di questo blog in disuso, questo è soltanto un post di prova.

Openia CRM, the new free Open Source CRM based on Openbravo ERP

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venerdì 13 maggio 2011

Sono quello con le occhiaie


Allora, è tutto pronto.
Da domani e fino a domenica mi trovare al Salone Internazionale del Libro di Torino, a parlare di Grant Morrison, del libro e del documentario Talking with Gods.
Se riesco, faccio un salto anche da Delos per prendermi l'antologia a cui ho partecipato.

Un paio di link per chi volesse trovarmi:

Se mi cercate in questi posti, non potete sbagliarvi: sono quello con le occhiaie.

giovedì 5 maggio 2011

Parliamo con gli dei



Ritornando al discorso sul Salone Internazionale del Libro di Torino, 365 racconti horror per un anno non è l'unico (e neanche il principale) motivo della mia presenza in terra piemontese.
Il piatto forte, infatti, è rappresentato da un'altra proiezione (sabato 14 maggio alle 16:30 presso il padiglione 1) del documentario su Grant Morrison Talking with Gods (con i sottotitoli italiani), preceduto da una breve presentazione a opera di Lorenzo Corti (Double Shot, ovvero l'editore del libro), Michele Foschini (Bao Publishing, che pubblicherà in italia il saggio di Morrison sui supereroi Supergods) e del sottoscritto (che, pare, non potrà esimersi dal parlare, almeno questa volta).

Quindi ci vediamo lì, o allo stand Double Shot (ma ve l'avevo detto che sono entrato nel consiglio direttivo dell'associazione?) per il resto della giornata di sabato e per gran parte di domenica (se trovo qualcuno che mi da un'occhiata alla gatta però: non è che lì fuori c'è qualche cat-sitter che può aiutarmi?).

mercoledì 27 aprile 2011

Le voci sulla mia morte sono oltremodo esagerate...


...diciamo che ho avuto molto da fare.
Tra le cose nuove successe in questo mese di assenza:
1) Ho mandato in pensione il Sony Vaio che mi ha fatto compagnia per più di cinque anni (e che vi presentai, ormai troppi anni fa, sul primo post di questo blog);
2) Al posto del suddetto Sony Vaio (che è la prova vivente degli effetti del buco dell'ozono sul surriscaldamento globale) ho ricevuto in regalo un MacBook Pro nuovo fiammante, da cui ho appreso svariate nozioni che ignoravo bellamente, tra le quali spiccano le seguenti:
  • Dopo 15 minuti filati di utilizzo, non è detto che l'uso di un portatile comporti ustioni di terzo grado alle mani;
  • Tra il lancio del debugger su Netbeans e l'effettivo debug non c'è il tempo per fare una prima colazione abbondante;
  • I video di youporn youtube non scattano;
  • Il rumore naturale di un portatile non è quello di un elicottero in fase di decollo;
3) (ecco che mi riallaccio all'immagine in capo al post) Il 15 maggio esce in tutte le librerie il libro 365 racconti horror per un anno, a cura di Franco Forte, che contiene anche un mio racconto (Fanzanga, del 7 giugno). Il libro sarà presentato in anteprima durante il salone internazionale del libro di Torino. Manifestazione a cui sarò presente (allo stand della Double Shot con Grant Morrison: All Star), e di cui avrò modo di parlare nuovamente tra qualche giorno.

4) Non c'è un 4. Alla prossima.

nota: ecco dove avevo già utilizzato (più o meno) la frase di Paul McCartney che ho usato come titolo del post... deja vu.

giovedì 17 marzo 2011

Dieci volte che sono stato fiero (o meglio, che non mi sono vergognato) di essere italiano


10 - Quando ho letto Pertini, di Andrea Pazienza



9 - Quando ho letto un cartello esposto
davanti a un bar/ristorante lucchese:

"Achtung! Danger! If you drink Cappuccino
with Pizza or Pasta you will have SQUARAUS"
(più o meno, sto andando a memoria)

8 - Ogni volta che mi ricordo che noi italiani si
può
essere furbi senza essere disonesti
(quindi non come l'altro giorno, che un bar ha fatto pagare
5 cappucci e 5 paste 50 euro a degli avventori stranieri)


7 - Quando ho sentito queste parole per la prima
volta e
ho pensato che non era finito nulla



6 - Quando mi chiedo se valga la pena di vivere ancora
qui
(e, evidentemente, mi rispondo ancora sì)

5 - Quando penso che solo qui potevano essere nati
geni del calibro di Dino Buzzati, Sergio Leone,
Paolo Sorrentino, Rocco Siffredi, Totò Schillaci...
(e in fin dei conti anche il sottoscritto)


4 - Ogni volta che mi ricordo che c'è un lato positivo
nell'essere italiani: almeno non si è francesi


3 - Proprio adesso, che mi sto sforzando per trovare 10 motivi sensati, perdendo un bel po' di tempo che forse avrei fatto meglio a dedicare ad altro

2 - .
(anche se, a conti fatti, ci sarebbe da vergognarsi per tutta la vita)

1

domenica 13 marzo 2011

Avrei voluto


Avrei voluto parlarvi del Bilbolbul in maniera un po' meno formale di quanto fatto qui, ma in effetti nel mentre son successe tante di quelle cose, tra cui il Giappone che ha deciso di inabissarsi, senza l'aiuto di Godzilla. Tutto perde un po' di significato (ed è anche fuori tempo massimo). Senza ipocrisia, la mia vita va avanti nello stesso identico modo, ma c'è un po' di tristezza a vedere tutta quella morte e devastazione, per davvero e non in un fumetto. Un abbraccio, non tanto a quella landa mitizzata che dimora intatta nel mio cervello, quanto a chi c'è stato per davvero e ci sta ancora, e ha lì degli affetti, sperando che stiano tutti bene.

(no, Dio non odia il Giappone: per saperne di più cliccate qui)

giovedì 3 marzo 2011

B I L B O L B U L !


Se resisto all'ultimo giorno di una settimana abbastanza stancante (e se Trenitalia non ci mette del suo) domani alle 20:00 mi trovate al Cinema Lumière di Bologna per la prima proiezione in Italia del documentario Grant Morrison: Talking with Gods del regista americano Patrick Meaney. L'evento, organizzato nell'ambito della manifestazione Bilbolbul in collaborazione con Bao Publishing e Itasubs (eroici subbers che sostengono più o meno inconsapevolmente la mia passione per le serie tv, e da oggi anche quella per Morrison) vedrà la partecipazione dello stesso regista (direttamente dagli USA), che con Michele Foschini (boss della Bao) e Nicola Peruzzi (uno dei tre autori di Grant Morrison: All Star) discorrerrà di Grant Morrison al termine del (bellissimo) film. E Michele ne approfitterà per annunciare il progetto Bao su Morrison (roba estremamente seria, siete avvertiti). Siete tutti invitati, e questo è il link dell'evento Facebook:
http://www.facebook.com/event.php?eid=129767883762738

Ma gli appuntamenti morrisoniani del festival non si fermano qui: domenica 6 marzo alle 14:15 alla Biblioteca Salaborsa lo stesso Nicola Peruzzi farà compagnia ai signor nessuno José Muñoz, Matteo Casali e Luca Raffaelli per parlare della scrittura a fumetti, partendo dagli spunti seminati, tra le altre cose, dal libro scritto anche da me e Antonio Solinas.

Io, pur essendo ospite della manifestazione (e del mio editore) scruterò timidamente dal pubblico.

giovedì 24 febbraio 2011

Continua il Diegozilla Lab


Ricomincia il Diegozilla Lab, e si inizia a parlare di linguaggio del fumetto.
Intanto, sul blog Fumettisti per caso sono stati (e saranno in futuro) raccolti alcuni dei compiti che il sensei Diego Cajelli ha ordinato di fare.
Qui ci trovate anche il mio racconto, ispirato (come da regolamento) al mio avatar Sandro Ghiani.

sabato 19 febbraio 2011

365 Racconti Horror


Soltanto pochi post fa (anche se è passato più di un mese) nominavo Alfredo Castelli tra i padri fondatori della nuova repubblica di me.

Nel giro di un mese, mi ritrovo selezionato (insieme ad altri 364 autori) in un'antologia horror di prossima pubblicazione (per Delos Books) accanto al sig. Castelli, e questa cosa mi piace molto.

La copertina di sopra è soltanto una delle possibili (ce ne sono ben 7 in ballo, al momento), e il mio raccontino, che ha come protagonisti la metal band Fanzanga, è stato incasellato il 7 di giugno (la data non ha nessun significato in particolare: era una delle poche rimaste). Appena avrò notizie sulla data di pubblicazione, vi terrò informati.

venerdì 18 febbraio 2011

The life and times of Dan Dare, pilot of the future

In un paesaggio di informazione e critica sul fumetto sempre più desolante (siamo praticamente ai minimi storici, con siti e le riviste incapaci di distinguere le notizie dalle cazzate, i trend dai lanci stampa e la merda dalla cioccolata, arroccate su posizioni polemico-nerdistiche da ventesimo secolo) Lo Spazio Bianco, al momento, è una gradevolissima eccezione: ha una linea editoriale abbastanza netta (o almeno, a me pare di percepirla, a differenza di altre realtà), una grafica figa e una quantità di aggiornamenti decente (dopo aver carburato un po', dai tempi del nuovo lancio). Ha anche il buon gusto di pubblicare dei miei vecchi articoli, e questo basta e avanza. Ma ha anche dei problemi che non stancherò mai di far notare: uno dei loro appuntamenti più interessanti (per me il loro articolo più importante, roba da vantarsi), la top ten dell'anno, viene pubblicata dopo il primo trimestre dell'anno dopo, e tutto ciò, per chi vuole "stare sul pezzo", è francamente inaccettabile. Per capirci, è veramente strano che al 18 Febbraio non vi sia traccia della Top Ten del 2010, no?

Tutta questa filippica, per dire che è comparsa una bella recensione del Dare di Grant Morrison (pubblicato da ProGlo Edizioni e tradotto da me) a firma di Gian Piero Travini, che inquadra perfettamente l'opera, e mi andava di segnalarla.

giovedì 17 febbraio 2011

Say you want a revolution (2)


Da gran nerd quale sono, seguendo i moti rivoluzionari nel nord-africa e i relativi movimenti di supporto in giro per il mondo, le spinte anarchiche e le organizzazioni di hacker pro-libertà di parola, ecc. ecc. il mio cruccio è principalmente uno:

Ma è mai possibile che per far diventare V for Vendetta un simbolo anarco-rivoluzionario (agli occhi della massa e degli organi di informazione) ci volesse un film (non anarchico, a differenza del fumetto) prodotto da una grande corporazione?

È il ventunesimo secolo, prendere o lasciare.

(Sì, sono mancato per un po', non ho ancora preso le misure col blog, ma conto di essere un po' più presente nei prossimi giorni)

mercoledì 2 febbraio 2011

Rosso diretto

Mi dice Scognito (che voleva essere citato) che da oggi il mitico sito Rojadirecta è offline, sequestrato da quei bruttoni del dipartimento della giustizia statunitense.
Rojadirecta è stata l'ancora di salvezza per una generazione di studenti appassionati di sport (calcio in particolare, ma non solo) impossibilitati a pagare Sky per guardare le partite dei campionati europei (e non solo: io seguii da lì la Coppa Asia del 2007). Intendiamoci: i video in streaming erano tutt'altro che di qualità decente, spesso erano irraggiungibili per parte delle partite, in ritardo o fastidiosamente scattosi. Eppure erano una valida alternativa a seguire la partita in radio (nel caso del campionato italiano) o su Livescore (non certo al pub o all'abbonamento Sky, prima cosa che borghesissimamente ho stipulato, una volta salariato). Eppure in Spagna (paese di nascita dell'aggregatore di link ai video in streaming) un primo processo per violazione del copyright contro i tizi di Rojadirecta si era concluso con una completa assoluzione (e poi anche un secondo), perché i fatti non sussistevano. Adesso, invece, la mossa (a sorpresa) degli States, forse in occasione del Superbowl? In ogni caso, come segnalato su Il Post, Rojadirecta e affini non sembrano aver mollato, e si sono attrezzati con una serie di domini alternativi per adesso raggiungibili. In segno di gratitudine per i tanti gol visti in ritardo (quando al pub sottocasa avevano già esultato da mezz'ora), per le telecronache in rumeno o in cinese mandarino, per i blackout improvvisi al momento di un'azione saliente (e per la linea che torna quando il gol è ormai stato segnato, e tutti i replay già stati riproposti), e per avermi in definitiva offerto l'opportunità di seguire improbabili competizioni sportive (come la J-League o il mondiale U20), provo a ricambiare il favore facendo quello che sulla home di Rojadirecta consigliano: condividere la lista di indirizzi a cui il sito è ancora raggiungibile.

www.rojadirecta.me
www.rojadirecta.es
www.rojadirecta.in

E ora scusate, che sta iniziando Diretta Gol su Sky Supercalcio HD.

martedì 1 febbraio 2011

Segnalazioni: Il fumetto americano dopo l'11 settembre


Su Lo Spazio Bianco è in corso di ripubblicazione (a puntate) una versione riveduta e corretta (non da me) di uno degli articoli di cui vado più fiero: Il fumetto americano dopo l'11 settembre.

Fino ad ora sono usciti due spezzoni. Il primo (e il sommario con gli altri) lo trovate qui:

http://www.lospaziobianco.it/22868-fumetto-americano-dopo-11-settembre

lunedì 31 gennaio 2011

Say you want a revolution


La situazione in Egitto (e, in generale in tutto il nordafrica) è abbastanza critica, e non mi va di scherzarci su troppo. Mi limiterò a commentare una notizia che ho letto in questi giorni, secondo cui la rivolta popolare sarebbe stata "prevista" da un fumetto del 2008 che negli scorsi mesi ha provocato scalpore in Egitto, tanto da venire sequestrato e distrutto (a causa non soltanto della critica al "regime", ma alle scene di sesso esplicito). Il libro si chiama Metro, è scritto e disegnato da Magdy El Shafee, ed è anche uscito in Italia dalla casa editrice specializzata Il Sirente.

Ecco, se qualche disegnatore volenteroso è in ascolto, mi offro gratuitamente per sceneggiare l'epigono italiano, non sia mai che anche in questo caso porti bene...

domenica 30 gennaio 2011

Japan!


Sono passati già quattro anni, quando, sul seminalissimo blog (purtroppo abbandonato) del Bar Sport parlavo della Coppa Asia vinta ignominiosamente dall'Irak.

Quattro anni dopo, sebbene non abbia potuto seguire la competizione come avrei voluto (purtroppo la maggior parte delle partite erano piazzate in orario di lavoro, soprattutto quelle del mio amato Giappone), sono riuscito a piazzarmi ieri davanti al televisore per vedere la diretta della finale, che contrapponeva (come da pronostico) i samurai blu di Zaccheroni all'Australia (sì, perché dopo aver umiliato le nazionali "scalze" degli atolli ocenanici l'Australia ha traslocato in Asia) di... (ricerchina su wikipedia) Holger Osieck.

Considerazioni preliminari: finalmente in Giappone si sono convinti ad assoldare un commissario tecnico in grado di dare un apporto tattico non indifferente: un italiano. Quattro anni fa ironizzavo sul fatto che il loro vecchio (in tutti i sensi) c.t. Ivica Osim (classe 1941) li avrebbe portati ai mondiali se fosse sopravvissuto, causa raggiunti limiti di età: o porto sfiga o avevo ragione, perché nel mentre il tizio ha avuto un ictus e ha dovuto lasciare la panchina a Okada, già c.t. nel 1998. Insomma, un giapponese, con tutti i pregi (?) e i difetti che un allenatore giapponese possa avere.

Kagawa, una delle stelle di questa Coppa Asia,
si è purtroppo fratturato il cervello (e il piede),
terminando la stagione. Sarà contento il Dortmund!


Zaccheroni, dal canto suo, sebbene non sia più così in auge nel vecchio continente, e non sappia (presumo) una parola di giapponese, è riuscito in poco tempo a portare una mentalità nuova alla nazionale, guidandola nella storica vittoria (seppure amichevole) contro l'Argentina di Messi, e cercando di costruire un gruppo giovane (da qui l'accantonamento, secondo me giusto, di Nakamura) che possa presentarsi ai prossimi mondiali brasiliani con la giusta esperienza internazionale e una scaltrezza tattica che finora è stato il tassello mancante di una nazionale altrimenti ben dotata tecnicamente. Perché, è bene ricordarlo, il centrocampo del giappone molte nazionali di ottimo livello (tra cui l'italia) se lo sognano: a parte Endo (che forse è troppo "vecchio" per sbarcare in Europa, ma che avrebbe tutte le qualità per farlo), Hasebe, Kagawa, Honda e, in minor misura, Matsui sono giocatori stabilmente impiegati (e spesso decisivi) nelle loro squadre europee, e hanno vinto (o vinceranno, nel caso di Kagawa) anche campionati ormai più importanti di quello italiano (Bundesliga).

Il grande assente Morimoto,troppo occupato
a perdere partite su partite con il Catania

La partita: Detto del forte centrocampo giapponese, la finale di Coppa Asia (e tutto il percorso nella manifestazione) ha mostrato ancora una volta i limiti di questa squadra: la mancanza di autorevolezza del reparto difensivo (i centrali sono inguardabili, purtroppo, e anche se il portiere non si è comportato malaccio, è sempre a rischio papera) e la latitanza di killer istinct in attacco: Maeda e Okazaki saranno degli attaccanti mobili e coordinati, ma non hanno il fisico e la cattiveria per poter far male in qualsiasi momento. E anche il grande assente Morimoto (giovane promessa del calcio giapponese, fatto operare "strategicamente" dal Catania per sottrarlo alle fatiche asiatiche) stenta ad acquisire quel guizzo da animale che ne farebbe un giocatore importante (mandatelo al doposcuola da Inzaghi!). Il copione della partita, quindi, è stato questo: grande propositività del Giappone, frenata però dalla fisicità degli Australiani, che qualche volta si sono resi pericolosi sfruttando le doti aeree e la poca agilità dei centrali avversari. Arrivati ai supplementari, Zac ha il colpo di genio per svoltare la partita: passare alla sua cara difesa a tre e spostare i laterali difensivi (Uchida e Nagatomo, rivelazione della Serie A col Cesena, seguito da Milan e adesso dalla Juve) sulla linea dei centrocampisti. Il risultato è una costante pressione che scardina gli ormai sfiniti socceroos, soprattutto sulla fascia sinistra presidiata da un maestoso Nagatomo. Che, all'inizio del secondo tempo supplementare, traccia una parabola precisa verso il centro dell'area australiana, dove Lee (un coreano nato a Tokyo e diventato giapponese: così si fa!) fa tutto quello che Maeda (che nel mentre gli ha lasciato il posto) non è riuscito a fare: la mette dentro con una coordinazione incredibile, dopo che i centrali che dovevano marcarlo hanno deragliato verso il fondo area per non si sa quale motivo.



E il giappone, imbeccato tatticamente dal saggio Zac, porta a casa la sua quarta Coppa Asia.
Next stop: partecipazione (da "ospiti") alla prossima Copa America, a luglio: alla conquista dell'Argentina!

martedì 18 gennaio 2011

Pretty in pink


Cosa porta un maschio ventinovenne, (fino ad ora) assolutamente eterosessuale, a desiderare (d'improvviso, manco fosse una donna incinta) un basso elettrico fucsia?

  1. La visione/lettura di Scott Pilgrim?

  2. L'aver comprato un biglietto per il concerto degli Arcade Fire a Lucca, questo luglio? Torno così a vedere un concerto dopo quello dei Los Campesinos! di fine 2008...

  3. Un rigurgito improvviso della mia voglia di suonare il basso, a inizio anni 2000?

  4. Il fatto che la mia ragazza ha regalato a Maya una lettiera altrettanto fucsia?
Me la farò passare prima di comprarlo. Che non c'ho né tempo né voglia di imparare a suonar male uno strumento fucsia.

domenica 16 gennaio 2011

Back to Ninja High School


Diego Cajelli è uno sceneggiatore di fumetti. Della sua vastissima bibliografia prediligo alcuni Napoleone veramente ben riusciti. Diego Cajelli è anche un insegnante che ha messo su una sorta di scuola ninja online per giovani sceneggiatori. Questa scuola si chiama DiegozzilLab, e le lezioni vengono tenute di giovedì (non tutti i giovedì), sul suo (bel) blog.

Uno dei 160 allievi virtuali di Diego Cajelli sono io. L'ultimo, in realtà, avendo presentato in extremis la domanda d'iscrizione. Nome in codice Zeitgeist, il mio avatar (ogni allievo-ninja ha un avatar legato alla cultura pop) è Sandro Ghiani, noto caratterista degli anni d'oro della commedia all'italiana. Non chiedetemi perché mi sia stato assegnato Ghiani: i voleri di Cajelli sono imperscrutabili, e a noi tocca soltanto obbedire.

Il compito che chiude la prima parte del corso consiste in un racconto con protagonista il nostro avatar. Il mio parla di Ghiani, sesso ad alta quota e personalità liquide transizionali e, dopo la correzione (se ci sarà una correzione o una valutazione), comparirà su questo blog (come eventuali altri esami di ordine "creativo").

giovedì 13 gennaio 2011

I padri fondatori


Ormai lo sanno anche i muri (quindi all'appello mancano soltanto i bimbiminchia), nel 2011 ricorre il centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia, che non è il momento in cui Pablito Rossi ne segnò tre al Brasile (mi piacerebbe che lo fosse, ma non lo è) ma quello in cui il regno di Sardegna decise di effettuare un take-over su tutta la penisola, spacciandolo per una rivoluzione. Per fortuna tutto questo portò, qualche anno dopo, alla fondazione della nazionale italiana di calcio, per cui direi che in fin dei conti ne è valsa la pena.
O, almeno questo è quello che pensavo, nonostante tutto (e per tutto intendo qualsiasi notizia di politica interna apparsa negli ultimi quindici anni), fino a poco tempo fa. A tutto però c'è un limite, e se l'allegra combriccola facente capo a Berlusconi decide che dopo aver ridicolizzato il concetto di (popolo della) libertà tocca all'Italia in toto, ribattezzandosi Italia...


logo tarocco del nuovo partito berlusconiano

...be', lasciatemi dire che a questo punto non ci sto, o io o loro: già era poco credibile pure per una mente semplice come la mia che a Berlusconi potesse interessare una qualunque libertà che non fosse la propria (come implicato nell'attuale nome della coalizione), ma che un partito che ha come alleati principali dei sedicenti secessionisti decida di battezzarsi "orgogliosamente" Italia... non me la posso bere. Ma il problema, è evidente, sono io, per cui da oggi i'm my own republic.

una vista della Nuova Repubblica di Me, dal satellite

Mi estendo per circa 180 cm in altezza e boh, 50 in larghezza, se non mi doccio puzzo e confino, ahimè, con l'Italia in tutte le direzioni (tranne quando sono all'estero, ma non ci vado praticamente mai). La moneta corrente è l'euro ma accetto anche pagamenti in natura [nota: ricordarsi di cancellare quest'ultima frase prima che la legga Serena].
I padri fondatori del sottoscritto da un punto di vista biologico non possono che essere i miei genitori (in realtà ho sempre pensato di essere troppo figo per essere realmente figlio loro, ma il fatto che sia praticamente identico a mio padre non aiuta a supportare questa teoria), ma filosoficamente gli estensori della costituzione della nuova repubblica di me sono i personaggi che elencherò tra poco: tutta gente a modo che ha contribuito alla creazione e allo sviluppo della fantastica creatura che sarei poi io.

I padri fondatori della Nuova Repubblica di Me

He-Man
Uomo tutto d'un pezzo (c'è chi dice anche icona gay, ci sta bene perché vorrei essere una repubblica che dia davvero pari opportunità a tutti, uomini seminudi col caschetto biondo e dall'atteggiamento sessuale ambiguo compresi), è il padre della patria, il corrispettivo di Washington per gli americani, Garibaldi (o Camillo Benso?) per gli italiani e San Calogero per gli agrigentini. Fu il primo a conquistare la mia fantasia e per lui sfidai anche le gerarchie ecclesiastiche: le suore dell'asilo credevano che He-Man e le altre action figures mostruose fossero delle rappresentazioni del demonio e non mi permettevano di portarle all'asilo. Lo facevo comunque di nascosto ma mi sgamarono, e ciò portò a una convocazione speciale di mia madre da parte della psicologa dell'asilo. Avevo soltanto quattro anni e, a differenza loro, sapevo già distinguere il reale dal fantastico. Non so se quelle vecchie suore siano ancora vive, ma se lo fossero direi loro che hanno fatto egregiamente il proprio lavoro. Sono ateo e credo a He-Man. Meglio di così, non mi poteva andare.

Totò Schillaci
Nel mondo della Nuova Repubblica di Me c'è un pre-Schillaci e un post-Schillaci. Totò è l'uomo del destino, una figura quasi religiosa attorno alle cui gesta è stato costruito il calendario della Repubblica. Il punto zero da cui far partire il conteggio dell'era post-Schillaci (e anche la mia passione per il calcio) è il minuto 78 della partita Italia-Austria del 9 giugno 1990, quando svettando tra due cicisbei austriaci, Schillaci inforca la palla oltre al portiere avversario. Ma il bello viene subito dopo, quando Totò inizia ad esultare come un ossesso. Ecco, nella mia repubblica il 9 giugno di ogni anno è festa nazionale, e se esulti come Schillaci hai diritto a 70 vergini in paradiso e ad alcune agevolazioni fiscali.

Alfredo Castelli
Se a He-Man devo la mia passione per il fantastico e a Schillaci quella per il calcio, ad Alfredo Castelli (sceneggiatore di fumetti e padre di Martin Mystère) devo quella per i fumetti e la cultura in generale. Direi che è obbligo indicarlo come presidente dell'assemblea costituente. In un'epoca in cui chiunque si professava dylandoghiano (era il giugno 1992) io ero orgogliosamente e logorroicamente martinmystèrofilo (e in edicola presi L'uomo programmato e il TuttoMystère La maledizione di Annabel Lee). La qual cosa mi portò a privilegiare libri e teorie del complotto piuttosto che film dell'orrore e donzelle impaurite, e segnò, ora che ci penso, in maniera del tutto negativa la mia vita sessuale per il decennio a venire.


Bruce Springsteen
E chiudiamo con l'epica Springsteeniana: se fortunato è il paese che non ha bisogno di eroi, direi che in un'ipotetica lista di aggettivi che possono descrivermi, "fortunato" non è presente. Springsteen è il tizio le cui statue riempiono le piazze, e che ha scritto l'inno della nuova repubblica (Thunder Road, ovviamente, anche se Fiki Fiki e Notti Magiche avrebbero potuto degnamente farne le veci), il lato bello della rivoluzione, e adesso che ha una certa età (che non dimostra) potrebbe perfino ritagliarsi uno spazio da presidente alla Pertini.

Certo, la nazionale di calcio, composta soltanto da me, lascia un po' a desiderare. Adesso vado ad annettere qualcuno e poi torno. Voi intanto richiedete asilo politico, che vi conviene.

giovedì 6 gennaio 2011

La mia vita segreta

Riconvertendo questo blog a fini fumettistico-letterari (anche se mi azzarderei a dire che si parlerà più che altro di cultura pop nel senso più ampio del termine), voglio innanzitutto riassumere le attività sovversive da me svolte nel corso degli anni (cioè i miei lavori nel mondo del fumetto o dell'editoria). Una sorta di contro-curriculum vitae rispetto alla mia attività principale (che a tutt'oggi, in attesa di tempi migliori o della fine del mondo, è quella di informatico, con tanto di laurea specialistica: puntualizzo per far notare il grado di masochismo raggiunto).

La lista è in in costante aggiornamento, l'ultima modifica è del 12/07/2011.

Webzine
Dal 2003 e fino al 2006 ho scritto recensioni, articoli e interviste per Comicus (dove tenevo anche una rubrica polemica, Peanuts, che adesso sembra essere offline), e Prospettiva Globale (quando era una webzine). Per quest'ultima ho scritto i piccoli saggi La guida italiana a Flex Mentallo e Il fumetto americano dopo l'11 settembre (che è stato anche citato in una tesi di laurea - ma in Scienze della comunicazione, niente di serio). Il fumetto americano dopo l'11 settembre è in corso di riplubblicazione (a puntate) su Lo Spazio Bianco, luogo dove dovrebbe apparire, in futuro, anche Flex Mentallo.

Traduzioni e lettering
Dal 2006 ho lavorato da libero professionista come traduttore EN->IT e letterista per alcune case editrici. Ecco la lista dei miei lavori, divise per casa editrice:

FREE BOOKS
L'età del Bronzo, vol. 1: Mille navi di Eric Shanower, 2006 (traduzione e lettering)
L'età del Bronzo, vol. 2: Sacrificio di Eric Shanower, 2006 (traduzione e lettering)
Negative Burn: The Very Best di AA.VV. (tra cui anche Alan Moore), 2006 (traduzione e lettering)
Will Eisner Schetchbook, di Will Eisner, 2006 (traduzione e lettering di una piccola parte)
Girls, vol. 1: Concepimento di Joshua e Jonathan Luna, 2006 (traduzione e lettering)
Girls, vol. 2: Emergenza di Joshua e Jonathan Luna, 2007 (traduzione e lettering)
Svegliate i morti di Steve Niles e Milx, 2007 (traduzione e lettering)
IDW Presenta: I racconti del terrore di AA. VV. (contiene anche racconti in prosa), 2007 (traduzione e lettering)
24 di AA. VV. (tratto dalla serie tv), 2007 (traduzione e lettering)

EDIZIONI BD
Supermarket di Brian Wood e Kristian, 2007 (traduzione)
I Luv Halloween, vol. 1 di Keith Giffen e Benjamin Roman, 2007 (traduzione)
I Luv Halloween, vol. 2 di Keith Giffen e Benjamin Roman, 2008 (traduzione)
I Luv Halloween, vol. 3 di Keith Giffen e Benjamin Roman, 2009 (traduzione)

J-POP
Blank, vol. 1 di Pop Mahn, 2008? (traduzione)

PROGLO EDIZIONI

Longshot Comics di Shane Simmons, 2007 (lettering)
Akiko, vol. 1 di Mark Crilley, 2007 (lettering)
Fennec di Lewis Trondheim e Yoann, 2008 (lettering)
Dare di Grant Morrison e Rian Hughes, 2010 (traduzione)

Supervisione e altro

Oltre ai suddetti lavori nel 2007 ho co-fondato, insieme ad altri 13 soci, l'Associazione Culturale Prospettiva Globale, entità che si occupa di divulgare e pubblicare fumetti non convenzionali. Per Prospettiva Globale (la cui etichetta editoriale è la già menzionata ProGlo Edizioni) mi sono occupato negli anni e in momenti diversi delle mansioni di ufficio stampa (prevalentemente web), acquisizione diritti esteri, presenza e organizzazione degli stand ProGlo alle fiere, e, soprattutto, di supervisione editoriale (dal preventivo tipografico al prodotto finale) dei seguenti volumi:

Quattro Dita di Rich Koslowski, 2008
"A" come Ignoranza, vol. 3, di Daw, 2009
"A" come Ignoranza, vol. 4, di Daw, 2009 (dove compaio anche come personaggio...)
Bleu di Lewis Trondheim, 2010


Dal 2011 collaboro anche con l'Associazione Culturale (ed editrice di fumetti) Double Shot.
Per adesso ho partecipato alla supervisione testi del libro

Cuori distratti di Koren Shadmi, 2011

Sceneggiatura e scrittura
La cosa buffa è che il mio principale interesse nel campo dell'editoria sarebbe quello di lavorare come sceneggiatore/scrittore (sicuramente la professione più affascinante, ma anche la meno remunerativa e la più difficile da intraprendere, partendo dai livelli più bassi). Ecco quanto scritto da me si è visto finora in giro (sia online che su carta):

FUMETTI
Daniel Antrax & the teenage revolution (disegni di Luisa Russo).
Breve racconto online (per l'etichetta di Comicus Alienpress.it) sceneggiato da me e disegnato da Luisa Russo (che in seguito ha lavorato per la Star Comics, illustrando Luna e Jonathan Steele). Ho altre sceneggiature di Daniel Antrax, mai realizzate.

Camillo l'inuccidibile (disegni di Antonio Sforza)
Altro breve racconto (grottesco/fantasy), anch'esso pubblicato online su Alienpress. I disegni sono di Antonio Sforza, disegnatore dallo stile classico e potente.

RACCONTI

Fermati e guarda le stelle, nell'antologia 365 racconti erotici per un anno (Delos Books, giugno 2010, ISBN: 978-88-6530-001-5).
L'antologia presenta un racconto per ogni giorno dell'anno. Accanto a scrittori conosciuti ed esordienti ci sono anche io (il mio racconto è quello del 31 maggio).
Cliccando sul titolo del libro potrete acquistarlo online direttamente dal sito della casa editrice.

Fanzanga, nell'antologia 365 racconti horror per un anno (Delos Books, maggio 2011, ISBN:978-88-6530-148-7 ). Vale quanto detto sopra!

SAGGI

Grant Morrison: All Star, con Nicola Peruzzi e Antonio Solinas (Double Shot, dicembre 2010, ISBN: 978-88-96064-29-0).
Il primo saggio al mondo ad affrontare in maniera critica la vita e le opere di Grant Morrison, uno dei più grandi sceneggiatori di fumetti contemporanei. Contiene un'esclusiva intervista a Morrison, come anche ai suoi più stretti collaboratori nel corso degli anni. Al momento, è il lavoro di cui vado più fiero.
Cliccando sul titolo del libro potrete aquistarlo online direttamente dal sito della casa editrice.

domenica 2 gennaio 2011

Japan is an Island 2010 Awards

L'ambitissima statuetta contesa, ogni anno, dal meglio
del meglio in ogni campo dello scibile umano

Puntale come le tasse (e come le feste comandate), riapro eccezionalmente il blog per il solito giochetto sul best of dell'anno che ci siamo appena lasciati alle spalle.
Personalmente, si è trattato di uno degli anni più intensi che ricordi di aver vissuto. Pieno di cose belle (la laurea, un lavoro vero, l'uscita del libro su Grant Morrison a lungo covata insieme ad Antonio e Nicola), e di altre meno belle.
Siamo sopravvissuti, mancano un paio di annetti scarsi all'Eschaton e per il tempo che ci rimane prima che tutto sia diverso da com'è adesso, vorrei anche riprendere in mano il blog per esprimere di tanto in tanto qualche idea sparsa su quello che mi interessa di più. Non è una promessa ma, per adesso, un'intenzione. In tal senso potrete notare un nuovo (e scarno) layout, su cui spicca in testata un'installazione di Douglas Coupland (scrittore e artista straordinario). Se qualcuno con un senso della grafica migliore del mio (quindi, praticamente, tutti gli esseri viventi e inanimati su questo sistema solare e anche sulle galassie circostanti) volesse rimetterci mano, è il benvenuto.

Detto questo, vediamo di mettere in fila, divisi per categoria come da tradizione, i migliori prodotti di intrattenimento che mi sono capitati tra le mani quest'anno. A differenza di quanto accaduto gli scorsi anni, ho avuto tempo (e soldi) per leggere e vedere abbastanza da stilare addirittura un podio (o quasi) per ogni categoria. Preparatevi a un post chilometrico!

Se volete spulciare le liste degli anni passati, questi sono i link: 2007, 2008, 2009.

MIGLIOR SERIE TV
1) MAD MEN
Facendola semplice, è la miglior serie tv mai scritta e diretta dai tempi de I Soprano (che era la miglior serie tv mai scritta e diretta dai tempi... be', dai tempi). In una patinatissima New York anni '60 Don Draper, valente pubblicitario con qualche scheletro dell'armadio, consuma la sua esistenza tra il perenne fumo di sigaretta e il tintinnio del ghiaccio che cade sui bicchieri innaffiati di scotch. A corollario di un'esistenza inquieta, la vita dei soci (e dei semplici impiegati) dell'agenzia Sterling Cooper Draper Pryce. È così bella che sfugge alla mia regola aurea sui film e sui serial tv (se non c'è almeno un omicidio a puntata, non è degno di un'occhiata).

2) RUBICON
Purtroppo già cancellata, a causa dei pessimi ascolti e dell'ingombrante presenza del "successone" The Walking Dead (invero l'unica serie mediocre della rosa della tv via cavo AMC), Rubicon aveva il suo punto di forza nel declinare con lentezza il lato oscuro dell'Intelligence: la raccolta e l'elaborazione delle informazioni (non tutti gli agenti segreti nascono James Bond). La chicca era il numero 1 di The Invisibles (la bibbia delle teorie del complotto) che faceva bella mostra di sè , incorniciato nell'ufficio di uno dei personaggi).

3) BREAKING BAD
Come è giusto che sia, quest'anno l'emittente AMC fa l'en plein. E anche qui, lo fa a dispetto di un'altra delle mie regole auree sulla fruizione delle opere di finzione: mai vedere o leggere qualcosa che ha come argomento principale una malattia mortale, che poi ti deprimi. Ma a dispetto della malattia che affligge il protagonista (un tumore ai polmoni senza via di scampo), la vita di Walter White è disperata per ben altri motivi: professore di chimica trasformatosi in spacciatore per cause di forza maggiore (dare un futuro migliore alla sua famiglia dopo la sua imminente morte), White deve venire a patti con quello che è diventato. Tanto più che le cure sembrano funzionare e che le prospettive di vita sembrano migliori. Peccato che sia il cartello messicano che la DEA siano sulle sue tracce...

MIGLIOR VIDEOGAME
NON PERVENUTO
Purtroppo, la laurea e il lavoro hanno assorbito un po' di quel tempo libero che prima avevo in abbondanza. Nello scambio ci ho guadagnato (adesso posso finanziare con tranquillità i miei vizi), ma ho dovuto momentaneamente accantonare uno dei miei hobby (tra quelli per cui, tristemente, il cuore non batte più così tanto). Così, a parte una breve sessione a The Legend of Zelda: Spirit Tracks, non ho praticamente giocato a niente. Mi rifarò, forse, quest'anno.

MIGLIOR LIBRO
1) HANNO TUTTI RAGIONE
Il salto da un medium all'altro nasconde sempre delle insidie: così, quando ho visto in libreria l'opera prima letteraria del grande regista italiano Paolo Sorrentino (semplicemente il mio preferito, non solo in Italia: e detto da un esterofilo per vocazione, conterà pur qualcosa), mi è sorto un piccolo dubbio sull'effettiva qualità del libro. Nel giro di una ventina di secondi, comunque, ricordatomi che Sorrentino è anche lo sceneggiatore dei suoi film (e che la qualità della scrittura degli stessi è tutt'altro che un fattore secondario della loro riuscita), ho fugato ogni perplessità: Sorrentino non doveva cimentarsi in nessun salto perché quell'uomo è, in effetti, uno scrittore nato (comunque non ho comprato il libro in libreria: mi è stato regalato poco dopo). La lettura non ha fatto altro che confermare tutti i perché io ami il cinema di Sorrentino: nella storia del cantante napoletano Tony P. c'è un gran pezzo dell'Italia "da bere" degli anni '80, ma forse il punto non è neanche quello. La scrittura è potente, ricca e scorrevole; lo sguardo impietoso verso chiunque. Forse alcuni capitoli, verso la fine, concendono troppo al grottesco: una scelta rispettabile ma che smorza la crudeltà umanissima della prima parte. E l'aver letto il capitolo ambientato nel porto di Napoli mentre ero attraccato al porto di Napoli in attesa di partire... uno di quei rarissimi casi di sincronicità che imprimono l'immaginazione e il ricordo, indelebili, nel cervello. Nota a margine: sebbene il protagonista sia ritagliato su quello impersonato da Toni Servillo ne L'uomo in più, io me lo sono immaginato come un Ennio Fantastichini cocainomane di vent'anni fa.

2) SE NIENTE IMPORTA
Il titolo italiano non mi piace, è inutilmente poetico. E il sottotitolo ancora meno, sembra volerti fare la predica. Il titolo originale, Eating Animals ("Mangiare gli animali"), è semplice e conciso e riflette alla perfezione il contenuto del libro: la storia (tra il saggio -documentatissimo- e il racconto-verità) di cosa è successo allo scrittore Jonathan Safran Foer quando si è chiesto cosa comportasse, per lui e la sua famiglia, il semplice fatto di essere carnivori. Quello che c'è scritto al suo interno mi è bastato per aiutarmi a decidere di non voler più mangiare nessun animale per il resto della mia vita. Perché si può anche essere convinti che l'uomo abbia diritto a mangiare altri esseri viventi in quanto dominatore della catena alimentare (in tempi non sospetti, lo ero anche io), ma non si può essere, non si deve essere, non voglio mai più essere complice di certe crudeltà.

3) GENERAZIONE A
"Ora, voi giovinastri volete un nome nuovo per la vostra generazione? O forse no, volete solo trovarvi un lavoro, giusto? Be', i media ci fanno un grandissimo favore a chiamarvi Generazione X, vero o no? Giusto a due lettere dalla fine dell'alfabeto. E dunque io ora vi battezzo Generazione A e vi dichiaro all'inizio di una serie di trionfi e fallimenti spettacolari, allo stesso modo di Adamo ed Eva tanti anni fa".

Con questa citazione del mai troppo compianto Kurt Vonnegut si apre il seguito ideale del cult (nonché uno dei miei libri preferiti) Generazione X. Sono passati vent'anni e si nota. Se X era un romanzo seminale dalla struttura contorta e ridondante, questo Generazione A è gran debitore della maturità stilistica di Coupland, meno dirompente ma probabilmente ancora più efficace nel fotografare non una generazione, ma la fine di ogni generazione, un orizzonte degli eventi che inghiotte tutto e tutti. Copuland porta a naturale conclusione il mondo come lo conosciamo, la pars costruens, come suggerisce Vonnegut, è lasciata a noi.

MIGLIOR FUMETTO
1) CEREBUS: ALTA SOCIETÀ
La scelta di Cerebus come vincitore di quest'anno è innanzitutto politica: una presa di posizione netta verso chi, in giro per la rete (ne ho adocchiato qualcuno) ha anche solo osato rimanere deluso di fronte a questo capolavoro di brillantezza (e leggerezza, checchè se ne possa dire: ma se anni di televisione italiana/stupidi fumetti supereroistici vi hanno fritto il cervello e adesso trovate Cerebus noioso e prolisso non è colpa mia), in grado di coniugare commedia, grottesco, dramma shakespeariano, fantasy, tragedia greca, e chi più ne ha più ne metta. In seconda battuta, è anche una scelta celebrativa: uno dei fumetti anglofoni più importanti di tutti i tempi finalmente in Italia, in un'edizione, poi, che è un vero lusso rispetto ai phonebook americani. Peccato soltanto per la "scelta" di usare, nel lettering, gli apostrofi al posto degli accenti. L'ho fatto anche io su diversi volumi che ho letterato, per fretta di chiuderli e darli alle stampe. Non è un peccato mortale , ma una sciatteria sì: e lo dico con l'onestà di chi ne ha commesse tante. Sicuramente stona, soprattutto nella cornice di quasi assoluta perfezione di questo primo (speriamo di una lunga serie) volume dell'oritteropo targato Black Velvet. Non vedo l'ora che sia di nuovo autunno per poter leggere la prima parte di Chiesa e Stato.

2) SCOTT PILGRIM
I'm in lesbian with Scott Pilgrim, that's all. Tutto è partito dal film (vedi sotto) e si è ripercosso sui miei acquisti fumettistici. Ho recuperato un gioiello purtroppo snobbato a suo tempo per carenza di informazioni e danaro (il primo volume americano è del 2004, ma le edizioni italiana e inglese -quella in mio possesso- sono uscite quest'anno, giustificando così la presenza dell'opera in questa classifica). Sono al quarto volume (ma conto di finire la saga entro, tipo, stasera), ed è roba scritta apposta per me, anzi roba che avrei voluto, con somma invidia, scrivere io. La parola "manifesto" è stra-abusata (però a me sta simpatica). La parola generazione ancora di più (vedi sopra). Ma se c'è un manifesto della generazione 8 bit, gente di ogni cultura, latitudine ed estrazione sociale accomunata dall'aver giocato a Super Mario e dal sapere a memoria il Konami Trick, be'... quello è Scott Pilgrim.

3) BATMAN & ROBIN
Non mi era possibile, neanche a sforzarmi, lasciar fuori Grant Morrison in questa lista. Sarebbe stato uno sgarro troppo grande, in un anno totalmente morrisoniano (bufala sulla presenza di Morrison a Lucca a parte). E allora eccomi in soccorso i due cartonati deluxe che raccolgono i primi 12 numeri di Batman & Robin, quella che amo definire una versione power pop e sotto ecstasy della serie tv camp degli anni '60. Grandi (quasi tutti) disegnatori a rotazione agli ordini di Morrison per le avventure del Batman sostituto (e francamente inadeguato) Dick Grayson (il fu Robin) e del suo scudiero Damian Wayne (figlio del morto -ancora per poco- Bruce e della figlia del criminale Ra's Al Ghul). Una visione meno tetra (e più bizarra) del Dinamico Duo destinata a fare storia (perlomeno quella del personaggio). Superheroes at their best.

MIGLIOR CALCIATORE
1) DIEGO MILITO
Questa tendenza tutta personale a premiare interisti (l'anno scorso fu Balotelli) mi preoccupa tantissimo, ma sinceramente è fuori dal mondo che un giocatore che in un anno segna una caterva di gol (compresi quelli decisivi a far vincere campionato, coppa nazionale e champions league alla sua squadra) non sia neanche nominato a quella buffonata che è diventato il pallone d'oro sotto l'egida Fifa (Iniesta? In una stagione in cui è stato sempre infortunato e ha avuto il pregio di segnare un gol bruttino nella peggiore finale dei mondiali che io ricordi?). Quindi giù il cappello per Diego Milito, con l'augurio di bissare nel 2011 i traguardi raggiunti nell'anno appena trascorso (si è capito che l'ho comprato al fantacalcio?).

2) SHINJI KAGAWA
In un vecchio blog sul calcio, sostenevo una tesi che i migliori direttori sportivi del mondo stanno iniziando a seguire: comprare calciatori giapponesi di talento conviene: vengono via con pochi (pochissimi soldi), spesso permettono di siglare vantaggiosi contratti con sponsor lontani, e se ci si azzecca ci si ritrova tra le mani ottimi calciatori (il calcio giapponese è in rapidissima ascesa) e altrettanto ottime plusvalenze. Shinji Kagawa è, in ordine di tempo, l'ultimo sushi bomber del Sol Levante: in realtà centrocampista centrale (in grado però di giocare da trequartista o addirittura da seconda punta) è molto prolifico e i suoi gol sono uno dei fattori che sta trascinando il Borussia Dortmund alla conquista della Bundesliga. Se il colore della maglia del Borussia non facesse così schifo, avrei già la casacca di Kagawa a casa.


3) BASTIAN SCHWEINSTEIGER
Ero indeciso tra lui e Thomas Muller (altro bel fenomeno del Bayern Monaco), ma alla fine ha avuto la meglio l'ignoranza di Schweinsteiger (best name ever), capace di trasformarsi da ala devastante a medianaccio trascinatore per amor di maglia, riuscendo comunque a rimanere determinante per gli equilibri e lo spogliatoio delle sue squadre. Questa Germania, poi, meritava il mondiale ben più della Spagna (che infatti in questa classifica non si becca nulla).

MIGLIOR FILM
1) SCOTT PILGRIM VS. THE WORLD
I'm in lesbian with Scott Pilgrim, l'ho già detto? Un film di John Hughes (indie e un po' hipster) nel ventunesimo secolo. Con più invenzioni. Regge totalmente il confronto col fumetto (anche se cede in ritmo, alla fine). Semplicemente splendido. Manifesto! 8 Bit! Ho già detto anche questo, mi sa. Fatevi un favore e recuperatevelo in inglese, che ho la sensazione (già soltanto vedendo il trailer) che la localizzazione italiana l'abbia massacrato (così come la distribuzione inesistente, dovuta però al grosso flop internazionale). Peccato.

2) THE SOCIAL NETWORK
Era la mia prima scelta, fino alla (casuale e) provvidenziale visione di Scott Pilgrim VS. The World. Meriterebbe il primo posto ex-aequo, ma uno dei suoi punti di forza è quell'asetticità che a mente fredda non mi permette di entusiasmarmi come con Scott Pilgrim. L'epopea nerd-veritè di Mark Zuckerberg, ritmata dallo sguardo indiscreto di David Fincher (finalmente un bel film dopo quella merda di Benjamin Button) e dalla colonna sonora di Trent Reznor (se ci fosse un premio per la migliore colonna sonora vincerebbe questa, questa volta a scapito delle gioiosità pitchforkiane di Scott Pilgrim) si accaparra il secondo posto e si deve accontentare, in attesa della pioggia Golden Globe e Oscar di consolazione facilmente pronosticabili.

3) INCEPTION
Un film più morrisoniano di Morrison (sicuramente più del lavoro di Morrison finito in classifica più sopra). Molti avranno notato le similitudini con Matrix, ma in realtà entrambe le pellicole devono moltissimo a The Invisibles, opera maestra (e "miglior fumetto di tutti i tempi", secondo qualcuno). D'altronde Nolan, tra Batman (due regie) e il prossimo Superman (produzione), sta dimostrando di saper attingere a piene mani dall'immaginario fumettistico. Nell'ambito dei festeggiamenti per l'anno morrisoniano, questa bella (ma non esente da difetti) pellicola si classifica al terzo posto (ai danni di altri pur buoni film, come Shutter Island e Avatar, tanto per citarne un paio).

MIGLIOR DISCO
1) CONTRA
A proposito di 8 bit... (inside joke sul titolo del disco). Magari state sentendo Holiday come pubblicità di non so che cosa (ma la passano ogni 5 minuti in tv: durante le vacanze a casa dei miei la tv era sempre accesa e come consolazione ogni tanto sentivo i Vampire Weekeend). Comunque, uscito all'inizio dell'anno, questo dischetto mi ha accompagnato nei giorni della laurea e si è legato ad alcuni dei ricordi più cari in un periodo in cui ho davvero bisogno di ricordi cari (ma chi non ne ha bisogno sempre?). Questo disco sa di colazione al CNR, e saprà di colazione al CNR per tutta la vita.

2) ROMANCE IS BORING
Per il terzo disco della mia band indie-pop preferita (i Los Campesinos! e badate che il punto esclamativo fa parte del nome della band) vale in toto il discorso fatto con Contra. La colonna sonora degli ultimi giorni della mia carriera universitaria. Un giorno, magari, faranno un film su di me e li useranno davvero. Io ci conto.
Il secondo posto è dovuto al fatto che... amo più i Los Campesinos! ma Contra è più bello. Punto.
Quote necessario da scolpire nella pietra: we need more post coital and less post rock. Notevole anche l'EP quasi acustico All's Well That's End (tra l'altro scaricabile gratuitamente da qualche parte: ma cercatevi il link su Google).

3) THE SUBURBS
Terzo LP per gli Arcade Fire, che trovo stranamente (come una volta disse il socio Villotta) Springsteeniani (ma una traccia qui sa addirittura di Abba!). Confesserò che ho ascoltato questo cd ancora poco ma ci tenevo comunque a metterlo in lista, che merita.

Anche quest'anno una categoria viene abolita: dopo le pornostar (che sebbene frequenti sempre certi filmetti sconci non ho tempo nè voglia di informarmi a dovere sulle nuove leve, quindi Piero si metta l'anima in pace) anche i gatti, semplicemente perché adoro tutte le mie bimbe, da Maya a quel volpino di Persefone, da Bea/Darth Vader alla piccola Olivia che non c'è più, e così via, e non avrebbe senso sceglierne uno. Anzi, sceglietelo voi, ma da un gattile. Prelevate un gattino sfortunato e portatevelo a casa, la sua (ma soprattutto la vostra) felicità non è mai stata così a portata di mano.

Questa volta è tutto ma ci rileggiamo presto, assicurato.