
sabato 28 giugno 2008
mercoledì 18 giugno 2008
Questo è (più o meno) il primo giorno del resto della mia vita

Devo dire che quando ho inaugurato questo blog quasi due anni fa, mai avrei immaginato di ritrovarmi nel giugno 2008 senza aver visto il Giappone nemmeno in cartolina (anche perché quel tirchio di Antonio, che in Giappone ci è andato davvero, non mi ha spedito ancora nulla).
Inutile girarci attorno (e lo dico con la massima serenità possibile): lo scopo primario di questo ammasso di byte era quello di raccontarvi un soggiorno in Giappone che non c'è mai stato e probabilmente, almeno per come stanno le cose adesso, mai ci sarà. Un fallimento, insomma. Di quelli belli e buoni.
Resta da vedere cosa farne adesso di un blog dedicato (a partire dal nome) al Giappone. Potrei parlarvi della roba che faccio qui, ovunque sia "qui" (che al momento è Pisa, e in futuro chissà). Oppure potrei chiuderlo, oppure potrei scriverci qualcosa di davvero interessante, finalmente (perché scrivere mi piace, è vero, ma se do una scorsa al blog noto tanta pressappocaggine e interventi deficienti). Oppure... continuare così, e parlare di non si sa cosa, non si sa quando e non si sa perché, che è la cosa che mi riesce meglio: essere inconcludente.
Eppure, sebbene impelagato nei miei soliti, solitissimi problemi (sono fermo praticamente da luglio scorso con l'università: lavoro alla tesi con lentezza e l'ultima materia sfugge alla mia poca voglia di studiare), col Giappone che si allontana sempre di più (ma tanto, di 'sto passo potrei anche provare un altro anno, non mi laureerò mai prima della scadenza dei termini), posso finalmente dire che non me ne frega proprio niente, e che sono felice.
Inutile girarci attorno (e lo dico con la massima serenità possibile): lo scopo primario di questo ammasso di byte era quello di raccontarvi un soggiorno in Giappone che non c'è mai stato e probabilmente, almeno per come stanno le cose adesso, mai ci sarà. Un fallimento, insomma. Di quelli belli e buoni.
Resta da vedere cosa farne adesso di un blog dedicato (a partire dal nome) al Giappone. Potrei parlarvi della roba che faccio qui, ovunque sia "qui" (che al momento è Pisa, e in futuro chissà). Oppure potrei chiuderlo, oppure potrei scriverci qualcosa di davvero interessante, finalmente (perché scrivere mi piace, è vero, ma se do una scorsa al blog noto tanta pressappocaggine e interventi deficienti). Oppure... continuare così, e parlare di non si sa cosa, non si sa quando e non si sa perché, che è la cosa che mi riesce meglio: essere inconcludente.
Eppure, sebbene impelagato nei miei soliti, solitissimi problemi (sono fermo praticamente da luglio scorso con l'università: lavoro alla tesi con lentezza e l'ultima materia sfugge alla mia poca voglia di studiare), col Giappone che si allontana sempre di più (ma tanto, di 'sto passo potrei anche provare un altro anno, non mi laureerò mai prima della scadenza dei termini), posso finalmente dire che non me ne frega proprio niente, e che sono felice.
Non so se col Giappone ho chiuso, o se a conti fatti riproverò a sbarcare dalle parti di Godzilla.
Non so neanche cosa mi attende in futuro, se informatica, fumetti o fare lo scaricatore di porto.Non so veramente nient'altro, a parte che ho una nuova ragazza stupenda, e che per la prima volta dopo tanto tempo, va tutto bene così.

Non so neanche cosa mi attende in futuro, se informatica, fumetti o fare lo scaricatore di porto.Non so veramente nient'altro, a parte che ho una nuova ragazza stupenda, e che per la prima volta dopo tanto tempo, va tutto bene così.

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vita privata
mercoledì 4 giugno 2008
Funerale per un blog

Ora, non per dire, ma se ti dicono che vogliono riconsiderare la tua domanda, e che ti faranno un colloquio telefonico, si presume che lo facciano, vero?
Invece, a quanto pare non lo fanno.
Cattive notizie dal Giappone, ragazzi. Vabbè che la speranza è l'ultima a morire, ma ormai è così agonizzante che sarebbe inutile farla soffrire ancora...
Invece, a quanto pare non lo fanno.
Cattive notizie dal Giappone, ragazzi. Vabbè che la speranza è l'ultima a morire, ma ormai è così agonizzante che sarebbe inutile farla soffrire ancora...
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